Festival dello Sport, Gianfelice Facchetti e lo Spezia dei pompieri
15-10-2018 10:59 - Archivio news dalle Sezioni 2009-2021
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"L´idea di realizzare uno spettacolo su questa storia mi è venuta leggendo il libro di Armando Napoletano, Un giorno di allarmi aerei, nel quale il giornalista del Secolo XIX ha raccolto le testimonianze di alcuni dei sopravvissuti di questa incredibile vicenda". Gianfelice Facchetti racconta così di come ha deciso di realizzare lo spettacolo teatrale Eravamo quasi in cielo, nel quale ripercorre quel campionato vestendo i panni dell´allenatore della squadra che poi avrebbe trionfato, lo Spezia guidato da Ottavio Barbieri.
Il campionato dei pompieri
Le vicende che i "pompieri" spezini si trovano ad affrontare nei mesi nei quali si svolge il campionato sono tante, soprattutto nella loro città, vittima di moltissimi bombardamenti: "La Spezia era un obiettivo importante per gli Alleati, poiché il suo arsenale riforniva le truppe della RSI", spiega Gianfelice Facchetti. Spesso infatti le partite vengono interrotte per ore proprio per consentire ai giocatori e ai (pochi) spettatori, di ripararsi nei rifugi.
I giocatori dello Spezia, che prima dell´interruzione dei campionati militavano in Serie B, a sorpresa inanellano una vittoria dopo l´altra e arrivano fino alle finali, anche grazie agli sviluppi del conflitto. Il 18 maggio 1944, infatti, la linea Gustav viene sfondata dagli Alleati e alcune compagini dell´Italia centrale sono costrette a dare forfait e i vigili del fuoco spezzini arrivano fino alla finale, nella quale devono affrontare la squadra più forte del tempo: il Torino guidato da Pozzo in panchina e da Piola e Mazzola in campo.
La vittoria di Davide contro Golia
Insomma, una storia a lieto fine. O quasi: pochi giorni dopo la vittoria del campionato con un comunicato, la FIGC decreta che quello appena concluso non sarebbe stato considerato come un vero e proprio torneo, equiparabile quindi ai campionati giocati fino alla stagione 1942/43, ma un torneo di guerra. Solamente nel 2002 lo Spezia avrebbe ricevuto un titolo onorifico che riconoscesse quella vittoria.
Il lavoro di ricostruzione e...la trovata delle figurine
Durante lo spettacolo, inoltre, viene dato a ciascuno spettatore un album con dodici spazi vuoti e altrettante figurine, che rappresentano alcuni dei protagonisti citati nella pièce: "Bisogna fare una premessa - precisa Facchetti - io sono un malato di figurine, sono un collezionista e quindi dato che mi piace a teatro poter dare a chi non conosce la storia uno strumento per poter seguire la rappresentazione, evitando le solite proiezioni di video. Insieme a un amico che lavora nel settore delle figurine abbiamo creato questo piccolo album, una sorta di libretto d´opera iconografico che ha il potere di portare lo spettatore nel mondo che viene rappresentato sul palco".
Un´idea sicuramente originale, che permette di immergersi completamente nel racconto di una storia sportiva poco conosciuta, ma assai interessante.
FEDERICO SANZOVO
"ERAVAMO QUASI IN CIELO" , va in scena il coraggio
Lo spettacolo di Gianfelice Facchetti e Marco Ciriello (con Gianfelice Facchetti e L´Ottavo Richter Trio Raffaele Kohler, Luciano Macchia, Domenico Mamone, scenografie e costumi di Vittoria Papaleo) racconta una delle pagine più romantiche della storia del calcio italiano: i protagonisti sono i Vigili del Fuoco Spezia, Bani, Borrini, Amenta, Gramaglia, Persia, Scarpato, Tommaseo, Rostagno, Costa, Tori e Angelini, guidati da Ottavio Barbieri. Nel 1944, con la Seconda Guerra Mondiale giunta ad un punto cruciale, percorrono il Nord Italia a bordo di una vecchia autobotte modificata e sempre sotto il rischio dei bombardamenti, arrivano a quell´indimenticabile 16 luglio 1944, quando i colpi di Angelini stendono l´imbattibile Torino, portando gli uomini di Ottavio Barbieri sul tetto d´Italia. Una squadra formata da ragazzi forti e fortunati, perché messi in salvo dal calcio.
Questa vicenda è ormai divenuta un vero e proprio "mito", fondato sullo spirito sportivo, sull´impegno e sul superamento di ogni avversità grazie alla collaborazione ed al sacrificio dimostrato da questi "eroi". Il raccontarla è un invito rivolto ai giovani in particolare, che rivela quanto lo spirito sportivo può essere inarrestabile e determinante, almeno quanto l´impegno di quei ragazzi che, abituati a mettere in gioco la propria vita per salvare quelle altrui dalla devastazione delle fiamme, scelgono di "combattere" sul campo da gioco, vincendo contro ogni pronostico e contro le innumerevoli avversità di quei giorni che hanno reso memorabili.
"Siamo fatti di macerie e di fango. La nostra storia è stata scritta su fogli di carta che presto sono stati distrutti. Ma un giorno un Dio creò le figurine e l´album per raccoglierle. E creò la memoria". Con queste parole Gianfelice Facchetti, attore, drammaturgo e regista teatrale, introduce lo spettacolo.
Questa storia doveva trovare una sua memoria e l´ha ritrovata in questo spettacolo. "La sua giusta collocazione in una trascrizione teatrale - spiega Facchetti - dopo tanti anni, ho sentito che era giunto il momento di farlo: insieme a Marco Ciriello lo abbiamo scritto e abbiamo debuttato a Milano e stiamo girando l´Italia da un po´ di mesi con molta soddisfazione».
Il pubblico da un lato reagisce con sorpresa e stupore alla storia narrata, perché in realtà, pochi la conoscono; quando poi realizzano che è tutto vero ed è accaduto realmente, c´è una sorta di empatia con quella squadra, quella città e quel vissuto: un senso di rivalsa per un´ingiustizia di una vittoria che non ha mai trovato una collocazione fino in fondo nel calcio italiano.
«Oggi il calcio è cambiato molto - racconta Facchetti - e ritrovare quella purezza e quei valori che hanno vissuto i giocatori dello Spezia è molto difficile: io però sono un´ottimista per natura e credo che la voglia di raccontare una storia del genere dopo settant´anni serva molto, soprattutto ai giovani. Quando si sentono storie di persone che hanno vissuto con coraggio e con un altro spirito situazioni che oggi abbiamo un po´ perso, ecco, questo è un modo per rinfrancarsi e darsi da fare. Sono cambiate molte cose, ma oggi secondo me sono proprio i giovani che si affacciano al calcio quelli che hanno fame di storie come questa e perciò sono il pubblico ideale rispetto agli adulti».
Fonte: UNVS La Spezia La Spezia www.unvsliguria.it