Il calcio è poesia - Non potevo dirgli che era un fuoriclasse
16-08-2016 16:37 - Archivio news dalle Sezioni 2009-2021
Severo, imparziale, duro. L´eleganza statuaria di un signore del calcio. L´abominevole tiranno che esercitava la sua dittatura senza possibilità che venisse contestata, oggi è un signore di 83 anni che fa i conti con il tempo che fugge. Sergio Gonella è stato ed è il più grande arbitro italiano di sempre. Un uomo che forse, per dirla alla Galeano, ha anche soffiato i venti della fatalità del destino annullando o convalidando un gol, ma che per primo ha potuto dare forza al suo mestiere, forse più di quanto abbia fatto concetto Lo Bello. Gonella è e resta l´unico arbitro italiano che sia riuscito a dirigere una finale di Coppa del Mondo ed una finale dell´Europeo (´76 e ´78, a Buenos Aires quest´ultima), cosa che non è riuscita perfino a Rizzoli e Collina. Assieme allo svizzero Gottfried Dienst, è infatti diventato uno dei 2 soli direttori di gara a centrare entrambe le prestigiose finali.
La sua è una storia forte, anche quando il tempo galoppa, con un cruccio. Perchè tra un arbitro ed un giocatore amici mai, anche questo per storia. Sia da quando l´arbitro portava per antonomasia il lutto, vestendo di nero, sia da quando lo hanno colorato, e dai colori rimane quasi nascosto. "Ammiravo Gianni Rivera, ma non potevo dirgli che era un fuoriclasse", racconta Gonella.
E come avrebbe potuto dirglielo. Nel tempo in cui lui, astigiano, non poteva dirigere Juventus e Torino, ed era regola.
Il distacco tra lui ed i calciatori al tempo era così sacro da creare un muro che per lui è rimasto intatto per decenni. "Ammiravo Gianni Rivera, ma non potevo dirgli che era un fuoriclasse", ripete.
Si sono ritrovati anni fa, quando Gonella per volere della Federcalcio, è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano e si sono stretti la mano, forte. Forse lì, quel muro, un po´ e crollato, quello che per anni ha diviso due persone uniche, che si stimavano senza poterlo dire pubblicamente, in un era dove forse le televisioni non avrebbero ancor di più amplificato a intollerabile dismisura quel contatto.
Dal principio alla fine, ad ammirarsi, guardando da lontano.
ARMANDO NAPOLETANO
Fonte: UNVS La Spezia - La Spezia www.unvsliguria.it
La sua è una storia forte, anche quando il tempo galoppa, con un cruccio. Perchè tra un arbitro ed un giocatore amici mai, anche questo per storia. Sia da quando l´arbitro portava per antonomasia il lutto, vestendo di nero, sia da quando lo hanno colorato, e dai colori rimane quasi nascosto. "Ammiravo Gianni Rivera, ma non potevo dirgli che era un fuoriclasse", racconta Gonella.
E come avrebbe potuto dirglielo. Nel tempo in cui lui, astigiano, non poteva dirigere Juventus e Torino, ed era regola.
Il distacco tra lui ed i calciatori al tempo era così sacro da creare un muro che per lui è rimasto intatto per decenni. "Ammiravo Gianni Rivera, ma non potevo dirgli che era un fuoriclasse", ripete.
Si sono ritrovati anni fa, quando Gonella per volere della Federcalcio, è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano e si sono stretti la mano, forte. Forse lì, quel muro, un po´ e crollato, quello che per anni ha diviso due persone uniche, che si stimavano senza poterlo dire pubblicamente, in un era dove forse le televisioni non avrebbero ancor di più amplificato a intollerabile dismisura quel contatto.
Dal principio alla fine, ad ammirarsi, guardando da lontano.
ARMANDO NAPOLETANO
Fonte: UNVS La Spezia - La Spezia www.unvsliguria.it