La correttezza non è un optional!!!
15-05-2020 17:12 - Archivio news dalle Sezioni 2009-2021
La F.I.G.C. (Federazione Italiana Gioco Calcio) premia con la coppa disciplina le squadre più corrette, in e fuori dal campo, nei vari campionati di appartenenza. Si tratta di una classifica molto articolata, stilata dal giudice sportivo in base ai referti arbitrali di tutte le partite ed alla correttezza della gestione amministrativa delle società.
Prima di fare alcune riflessioni è doveroso un complimento ed un ringraziamento a tutti i ragazzi delle squadre, in quanto vincendo questo premio danno dimostrazione inequivocabile di aver capito e fatto proprio quello che ci piace chiamare fare “SPORT”.
E allora provo a spiegare in cosa dovrebbe consistere questo fare “SPORT”.
Parto da una considerazione: è lecito pensare che nello Sport il gesto atletico possa essere separato dall'Etica? In altre parole si può cercare la vittoria senza tenere conto del rispetto delle regole? La risposta non può essere che negativa, in quanto il concetto di correttezza e rispetto delle regole assieme alla ricerca del divertimento sono i principi fondanti dello Sport.
Purtroppo però le classifiche sul fair-play dicono il contrario: tranne poche squadre virtuose, la maggior parte delle compagini “vanta” dei punteggi scandalosi. Qui mi addentro in un argomento delicato perché tutte le società sportive, non solo quelle calcistiche, si riempiono la bocca di proclami sul proprio ruolo formativo ed educativo, ma pochi sono disponibili a mettersi veramente in discussione in quanto educatori.
Per capire meglio di cosa parlo tralascio almeno temporaneamente il termine ”educativo”, che è molto complesso e parlo invece di “esempio”.
Volenti o nolenti allenatori e dirigenti di una squadra sono esempi e figure identificative per i loro ragazzi.
Come fare allora ad educare i ragazzi al rispetto e ala correttezza? Bastano forse i discorsi spesso un poco retorici dei presidenti alla cena di inizio stagione?
Temo di no, è necessario invece un esempio costante nella quotidianità, fatto più di fatti che di parole.
Se un allenatore urla addosso ai propri giocatori, potrà aspettarsi che essi siano rispettosi dei propri avversari? Forse no, è più probabile che i giocatori imparino che è lecito essere trattati con aggressività e che trasferiscano questa aggressività, che nulla ha a che vedere con il confronto agonistico, agli avversari.
Oppure se un presidente si comporta in modo tracotante e presuntuoso può aspettarsi che i suoi ragazzi si comportino in modo sportivamente “umile“ in campo?.
Domande molto semplici, che non vogliono accusare nessuno, ma che cercano di far capire quanto alcuni nostri comportamenti di adulti, anche se agiti in buona fede, possano essere deleteri per i ragazzi che riportano in campo il clima che “respirano” all'interno della società.
Il ruolo educativo è perciò inevitabile per gli addetti ai lavori, ma proprio perché cosi delicato ci obbliga a continui esami di coscienza, per essere sicuri di garantire un servizio positivo ai nostri giovani.
Dunque lo stile positivo di una squadra è dato dall'esempio e dal comportamento coerente dei suoi dirigenti e da un'attenzione continua alla situazione del gruppo nonché ai bisogni dei singoli ragazzi.
Altra riflessione interessante riguarda il modo in cui si parla di correttezza e fair-play. Tutti tendono a dire che sono elementi fondamentali dello sport, valori andati persi che vanno recuperati.
Allora perché queste classifiche che testimoniano oggettivamente la correttezza o la scorrettezza delle squadre vengono cosi poco pubblicizzate?
Anche gli organi di stampa potrebbero svolgere un'importante ruolo in questo senso: poter comparare le classifica ufficiali con quelle del fair-play potrebbe rendere i lettori consapevoli di come e quanto una squadra cerchi e magari trovi il successo: con correttezza o ad ogni costo, cioè in modo antisportivo…
Una premiazione e un complimento una volta all'anno non bastano per contribuire a tentare di cambiare lo stato delle cose.
È necessaria una svolta culturale che tenda ad emarginare e mai più giustificare comportamenti violenti e che valorizzi al massimo chi con fatica cerca di lavorare in modo rispettoso delle regole.
Troppo spesso si sentono ancora commenti che tendono a sminuire i comportamenti corretti associandoli a debolezza, paura e a forme di vigliaccheria.
L'uomo pratica da sempre lo sport, ma la vera cultura sportiva è ancora molto giovane, forse deve ancora nascere.
Fonte: Il Delegato UNVS Romagna www.unvsromagna.it