Lettera aperta a Giovanni Salbaroli di Martino Di Simo
04-10-2011 13:11 - News generiche
Lettera aperta a Giovanni Salbaroli
di GS Martino Di Simo (2011)
Caro Giovanni,
è da un po´ di tempo che sentivo il desiderio di inviarti questa lettera aperta, avente come oggetto, il tuo o nostro progetto inizialmente definito EVEMS (Ente di Valutazione Etico Morale e Sportivo) ora denominato VEMS. Ricordo perfettamente quando, oltre un anno fa, abbiamo iniziato a parlare di questa tua idea. Abbiamo passato molte ore a discuterne e grazie a Skype, queste non hanno inciso sui nostri bilanci familiari. Inoltre ci siamo scambiati lunghissime e mail sull´argomento che abbiamo diligentemente salvato nelle nostre cartelle.
Penso tu possa confermare fin dall´inizio siamo stati sempre pieni di dubbi, consapevoli, molto probabilmente, che saremo andati a scoprire un nervo che fa male toccarlo. Però avvertivamo la necessità di dare una nuova immagine ai veri sportivi e non farsi abbagliare dai riflettori, molte volte ingannevoli, puntati sullo sport, influenzato dagli "stakeholder" cioè portatori di interessi commerciali, aziendali ecc. perdendo di vista quello che è uno sport puro come nel suo significato di termine.
Dopo i primi passi siamo usciti allo scoperto e abbiamo cercato di coinvolgere i nostri amici Veterani. Durante i pochi incontri con i Veterani, forse dovuti alla mancanza di tempo o per altri motivi a me sconosciuti, ho avuto l´impressione che siamo stati guardati come alieni venuti da un altro pianeta. Allora mi sono chiesto: il nostro, il tuo progetto, è talmente complesso e di difficile comprensione che non abbiamo saputo spiegarlo ai nostri interlocutori? Il nostro, il tuo progetto è strutturato in modo che può aver intaccato la suscettibilità di qualcuno? Forse è ancora troppo presto affinché questo progetto sia metabolizzato dai più? Potrebbe esserci un´altra spiegazione che prende tutti gli esseri umani: la Kainotetofobia, cioè la paura dei cambiamenti e delle novità, di tutto ciò che non è compreso e catalogato. La verità è che l´uomo è una creatura fragile e ogni novità può spezzare il suo equilibrio così come ogni cosa che esce fuori dai suoi programmi gli mette ansia, costruendo cose inimmaginabili ed è per questo che, molte volte, l´uomo tende a rinnegare le novità temendole.
Ci sono termini che per un certo periodo vanno di moda. Penso avrai notato che ultimamente gli intervistati quando gli pongono delle domande rispondono: assolutamente si o assolutamente no. Risposta che fa inorridire i puristi d´italiano, sicuramente sottolineato con matita blu, dalle vecchie professoresse, per segnalare un grave errore perché senza alcun significato. Però fa moda....
E´ come "Etica" o "Sport", ora questi termini sono super inflazionati essendo presenti ad ogni piè sospinto.
Andando ad analizzare il significato del termine "Sport" si noterà che questo è universale perciò presente in quasi tutte le lingue del mondo. In molti dizionari, questo termine, sta a significare "gioco o esercizio, pratica per diletto o per esibizione", oppure in alcuni "l´insieme delle competizioni atletiche e delle attività connesse" altri aggiungono "fare qualcosa per divertimento senza necessità". Personalmente mi sembrano bellissime parole ma inserite nel nostro contesto sociale, ritengo siano lontane da quello che si percepisce oggi.
Se non ricordo male, e andando a memoria, la Comunità Europea nel 2007, ha stabilito che si intende sport "qualsiasi forma di attività fisica, organizzata o non, avente come obiettivo il migliora¬mento delle condizioni fisiche e psichiche, andando a sviluppare le relazioni sociali oppure il conseguimento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli".
Questo ultimo pensiero mi sembra più vicino ai nostri tempi e soprattutto a noi Veterani. Nonostante ciò, se andrai in una qualsiasi via di una qualsiasi città d´Italia e domandi il significato di sport, ti daranno tutte risposte diverse e molti si troveranno in evidente difficoltà.
Se mi è stato relativamente facile sviscerare brevemente il termine sport , mi risulta più difficile quello etico. Infatti, traggo dal vocabolario dello Zingarelli: "eticità, nella filosofia hegeliana la realizzazione del diritto e della moralità in istituzioni storiche come la famiglia, la società, lo Stato". Non contento sono andato a controllare il vecchio vocabolario di mia madre, anno 1932, alla parola "etica" mi rimanda al termine "morale": "Proviene dal latino mòres, costumi". "Perciò etica uguale a morale che si riferisce ai costumi e al modo di migliorarli".
La settima Conferenza di Rodi del 1992 riservata ai Ministri Europei dello Sport, si apri con il motto "Chi gioca lealmente è sempre vincitore" introducendo anche il termine "Fair play", letteralmente "gioco corretto".
Ho sempre pensato che il Fair play deve far parte di tutte le attività della vita di ognuno di noi. Adottarlo è molto di più che il semplice rispetto delle regole. In esso sono incorporati i concetti di amicizia, di rispetto verso gli altri, di spirito sportivo e competitivo. Il Fair play non è solo un modo di pensare ma anche di comportamento. Allora condannerà chi vorrà imbrogliare, andrà contro chi con astuzia vorrà prevaricare le regole, combatterà colui che si dopa nella vita e nello sport per ottenere dei risultati, sarà contro la violenza sia fisica sia verbale, sarà in opposizione a chi procura molestie sessuali e abusi sui giovani o verso le donne, allo sfruttamento, alla disuguaglianza e alla corruzione.
Purtroppo, in Italia, su oltre 90 Federazioni aderenti al CONI, pochissime sono quelle che si sono avventurate nella realizzazione del progetto etico nello sport, perché ritengono sia sufficiente far riferimento al codice etico del CONI stesso e di conseguenza alla carta olimpica del CIO. Eppure a livello nazionale esiste una certificazione etica contraddistinta come "Certificazione SA8000".
Caro Giovanni, pensavamo di essere i primi ad esserci posti questo problema, invece già altri e molto tempo prima di noi, si erano mossi. Ritornando a cose più vicine a noi mi domando: Siamo alieni o non abbiamo avuto la capacità di spiegare cosa si intende fare? Molti di noi fanno parte di Federazioni sportive, frequentiamo il CONI, o gli Enti di Promozione Sportiva Italiani, facciamo parte del Panathlon Italia, anche questi ultimi sentono la necessità di includere l´etica, però risulta difficile inserire il nostro progetto etico nei Veterani.
Anche nell´ultimo numero del nostro giornale "il Veterano dello Sport" il buon Gianfranco Guazzone scrive di etica nel mondo dello sport. Mi chiedo se qualche cosa anche nella nostra Unione si sta muovendo e perché ci sono alcune resistenze affinché i Veterani imbocchino la strada dell´Etica sportiva.
Credo che occorra un minimo di buona volontà in ognuno di noi, per superare tutte quelle iniziali titubanze, ragion per cui desidero lanciare una proposta: perché non siamo noi i primi a firmare una carta etica dei Veterani e poi farla circolare sul sito in modo che chi vuol aderire, siano essi Consiglieri Nazionali, Dirigenti, Delegati Regionali, Presidenti di Sezioni e semplici Soci possano farlo?
A cascata ognuno di noi si impegnerà a trasmettere questi valori etici nel mondo dello sport più vicino, dando un messaggio netto e determinato che l´Unione Nazionale Veterani dello Sport, tramite i suoi soci, desidera e vuole che il mondo dello sport ritrovi una propria moralità, per uno sport pulito e che non sia assoggettato a poteri politici ed economici, ma sia rivolto verso quel bene fisico-mentale, a cui aspira ogni uomo e ogni civiltà.
Il nostro statuto, in base all´Articolo 1 comma d) e all´Articolo 4 Punto 4, prevedono quanto abbiamo sviluppato con il nostro progetto ed è importante il nostro esempio per le future generazioni, altrimenti perdiamo di vista non solo gli scopi dell´UNVS ma ci rendiamo complici di quelli che, per egoismo personale, aziendale, sportivo, non pensano alle generazioni future.
Mutuando una frase di Quintiliano il quale afferma: "Fiacca è l´educazione che chiamiamo indulgenza; con essa si annullano tutte le forze della mente e del corpo" perciò bisogna lottare e non fermasi ai primi ostacoli, per il bene presente di noi Veterani e per quello futuro dei nostri nipoti.
Giovanni tu che hai molte più capacità di me, ti prego di preparare una scheda etica da sottoporre al prossimo Consiglio Nazionale e noi due saremo i primi firmatari di questo documento.
Sempre con il massimo rispetto e stima, ti saluto sportivamente.
GS Martino Di Simo
Mandanici, 30 Settembre 2011
di GS Martino Di Simo (2011)
Caro Giovanni,
è da un po´ di tempo che sentivo il desiderio di inviarti questa lettera aperta, avente come oggetto, il tuo o nostro progetto inizialmente definito EVEMS (Ente di Valutazione Etico Morale e Sportivo) ora denominato VEMS. Ricordo perfettamente quando, oltre un anno fa, abbiamo iniziato a parlare di questa tua idea. Abbiamo passato molte ore a discuterne e grazie a Skype, queste non hanno inciso sui nostri bilanci familiari. Inoltre ci siamo scambiati lunghissime e mail sull´argomento che abbiamo diligentemente salvato nelle nostre cartelle.
Penso tu possa confermare fin dall´inizio siamo stati sempre pieni di dubbi, consapevoli, molto probabilmente, che saremo andati a scoprire un nervo che fa male toccarlo. Però avvertivamo la necessità di dare una nuova immagine ai veri sportivi e non farsi abbagliare dai riflettori, molte volte ingannevoli, puntati sullo sport, influenzato dagli "stakeholder" cioè portatori di interessi commerciali, aziendali ecc. perdendo di vista quello che è uno sport puro come nel suo significato di termine.
Dopo i primi passi siamo usciti allo scoperto e abbiamo cercato di coinvolgere i nostri amici Veterani. Durante i pochi incontri con i Veterani, forse dovuti alla mancanza di tempo o per altri motivi a me sconosciuti, ho avuto l´impressione che siamo stati guardati come alieni venuti da un altro pianeta. Allora mi sono chiesto: il nostro, il tuo progetto, è talmente complesso e di difficile comprensione che non abbiamo saputo spiegarlo ai nostri interlocutori? Il nostro, il tuo progetto è strutturato in modo che può aver intaccato la suscettibilità di qualcuno? Forse è ancora troppo presto affinché questo progetto sia metabolizzato dai più? Potrebbe esserci un´altra spiegazione che prende tutti gli esseri umani: la Kainotetofobia, cioè la paura dei cambiamenti e delle novità, di tutto ciò che non è compreso e catalogato. La verità è che l´uomo è una creatura fragile e ogni novità può spezzare il suo equilibrio così come ogni cosa che esce fuori dai suoi programmi gli mette ansia, costruendo cose inimmaginabili ed è per questo che, molte volte, l´uomo tende a rinnegare le novità temendole.
Ci sono termini che per un certo periodo vanno di moda. Penso avrai notato che ultimamente gli intervistati quando gli pongono delle domande rispondono: assolutamente si o assolutamente no. Risposta che fa inorridire i puristi d´italiano, sicuramente sottolineato con matita blu, dalle vecchie professoresse, per segnalare un grave errore perché senza alcun significato. Però fa moda....
E´ come "Etica" o "Sport", ora questi termini sono super inflazionati essendo presenti ad ogni piè sospinto.
Andando ad analizzare il significato del termine "Sport" si noterà che questo è universale perciò presente in quasi tutte le lingue del mondo. In molti dizionari, questo termine, sta a significare "gioco o esercizio, pratica per diletto o per esibizione", oppure in alcuni "l´insieme delle competizioni atletiche e delle attività connesse" altri aggiungono "fare qualcosa per divertimento senza necessità". Personalmente mi sembrano bellissime parole ma inserite nel nostro contesto sociale, ritengo siano lontane da quello che si percepisce oggi.
Se non ricordo male, e andando a memoria, la Comunità Europea nel 2007, ha stabilito che si intende sport "qualsiasi forma di attività fisica, organizzata o non, avente come obiettivo il migliora¬mento delle condizioni fisiche e psichiche, andando a sviluppare le relazioni sociali oppure il conseguimento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli".
Questo ultimo pensiero mi sembra più vicino ai nostri tempi e soprattutto a noi Veterani. Nonostante ciò, se andrai in una qualsiasi via di una qualsiasi città d´Italia e domandi il significato di sport, ti daranno tutte risposte diverse e molti si troveranno in evidente difficoltà.
Se mi è stato relativamente facile sviscerare brevemente il termine sport , mi risulta più difficile quello etico. Infatti, traggo dal vocabolario dello Zingarelli: "eticità, nella filosofia hegeliana la realizzazione del diritto e della moralità in istituzioni storiche come la famiglia, la società, lo Stato". Non contento sono andato a controllare il vecchio vocabolario di mia madre, anno 1932, alla parola "etica" mi rimanda al termine "morale": "Proviene dal latino mòres, costumi". "Perciò etica uguale a morale che si riferisce ai costumi e al modo di migliorarli".
La settima Conferenza di Rodi del 1992 riservata ai Ministri Europei dello Sport, si apri con il motto "Chi gioca lealmente è sempre vincitore" introducendo anche il termine "Fair play", letteralmente "gioco corretto".
Ho sempre pensato che il Fair play deve far parte di tutte le attività della vita di ognuno di noi. Adottarlo è molto di più che il semplice rispetto delle regole. In esso sono incorporati i concetti di amicizia, di rispetto verso gli altri, di spirito sportivo e competitivo. Il Fair play non è solo un modo di pensare ma anche di comportamento. Allora condannerà chi vorrà imbrogliare, andrà contro chi con astuzia vorrà prevaricare le regole, combatterà colui che si dopa nella vita e nello sport per ottenere dei risultati, sarà contro la violenza sia fisica sia verbale, sarà in opposizione a chi procura molestie sessuali e abusi sui giovani o verso le donne, allo sfruttamento, alla disuguaglianza e alla corruzione.
Purtroppo, in Italia, su oltre 90 Federazioni aderenti al CONI, pochissime sono quelle che si sono avventurate nella realizzazione del progetto etico nello sport, perché ritengono sia sufficiente far riferimento al codice etico del CONI stesso e di conseguenza alla carta olimpica del CIO. Eppure a livello nazionale esiste una certificazione etica contraddistinta come "Certificazione SA8000".
Caro Giovanni, pensavamo di essere i primi ad esserci posti questo problema, invece già altri e molto tempo prima di noi, si erano mossi. Ritornando a cose più vicine a noi mi domando: Siamo alieni o non abbiamo avuto la capacità di spiegare cosa si intende fare? Molti di noi fanno parte di Federazioni sportive, frequentiamo il CONI, o gli Enti di Promozione Sportiva Italiani, facciamo parte del Panathlon Italia, anche questi ultimi sentono la necessità di includere l´etica, però risulta difficile inserire il nostro progetto etico nei Veterani.
Anche nell´ultimo numero del nostro giornale "il Veterano dello Sport" il buon Gianfranco Guazzone scrive di etica nel mondo dello sport. Mi chiedo se qualche cosa anche nella nostra Unione si sta muovendo e perché ci sono alcune resistenze affinché i Veterani imbocchino la strada dell´Etica sportiva.
Credo che occorra un minimo di buona volontà in ognuno di noi, per superare tutte quelle iniziali titubanze, ragion per cui desidero lanciare una proposta: perché non siamo noi i primi a firmare una carta etica dei Veterani e poi farla circolare sul sito in modo che chi vuol aderire, siano essi Consiglieri Nazionali, Dirigenti, Delegati Regionali, Presidenti di Sezioni e semplici Soci possano farlo?
A cascata ognuno di noi si impegnerà a trasmettere questi valori etici nel mondo dello sport più vicino, dando un messaggio netto e determinato che l´Unione Nazionale Veterani dello Sport, tramite i suoi soci, desidera e vuole che il mondo dello sport ritrovi una propria moralità, per uno sport pulito e che non sia assoggettato a poteri politici ed economici, ma sia rivolto verso quel bene fisico-mentale, a cui aspira ogni uomo e ogni civiltà.
Il nostro statuto, in base all´Articolo 1 comma d) e all´Articolo 4 Punto 4, prevedono quanto abbiamo sviluppato con il nostro progetto ed è importante il nostro esempio per le future generazioni, altrimenti perdiamo di vista non solo gli scopi dell´UNVS ma ci rendiamo complici di quelli che, per egoismo personale, aziendale, sportivo, non pensano alle generazioni future.
Mutuando una frase di Quintiliano il quale afferma: "Fiacca è l´educazione che chiamiamo indulgenza; con essa si annullano tutte le forze della mente e del corpo" perciò bisogna lottare e non fermasi ai primi ostacoli, per il bene presente di noi Veterani e per quello futuro dei nostri nipoti.
Giovanni tu che hai molte più capacità di me, ti prego di preparare una scheda etica da sottoporre al prossimo Consiglio Nazionale e noi due saremo i primi firmatari di questo documento.
Sempre con il massimo rispetto e stima, ti saluto sportivamente.
GS Martino Di Simo
Mandanici, 30 Settembre 2011