Orientamenti 2018: il ruolo del laureato in Scienze Motorie
15-11-2018 18:21 - Archivio news dalle Sezioni 2009-2021
Grande partecipazione alla conferenza dal titolo “Il ruolo del laureato in Scienze Motorie in ambito sportivo” a cura di Unige.
I relatori erano: Marco Bove, Luca Puce, Carola Falconi, Sonia Manfucci, Caterina Bargi, Michele Tobia e Vittoria Ferrando.
Vittoria Ferrando, studentessa al terzo anno in neuroscienze e attività motorie, propone una professione legata all’analisi e alla ricerca scientifica.
Vittoria ha parlato delle varie tipologie di analisi utili a indagare quali sono le metodologie di allenamento più adatte e migliori e che modifiche si possono apportare agli allenamenti per aiutare la qualità di vita delle persone.
“Quando si ha ben chiara la chiave della ricerca si deve creare un protocollo sperimentale ben preciso, bisogna reclutare dei soggetti adeguati alla ricerca e produrre delle valutazioni funzionali pre e post protocollo sperimentale”. I risultati ottenuti vanno poi analizzati statisticamente e infine interpretati dal punto di vista dell’ipotesi di lavoro.
Un altro ricercatore è Luca Puce, che sta svolgendo un dottorato di ricerca in Neuroscienze, si occupa di sport paralimpico e ricerca applicata a questo ambito. Lo sport paralimpico è stato un grande successo e, negli ultimi anni, si è assistito a un grande incremento del numero degli atleti, delle discipline praticate e del pubblico interessato. Nelle ultime paralimpiadi rispetto alla precedente edizione sono stati aggiunti ben 23 sport.
I principali obiettivi della ricerca sportiva in questo ambito sono: studiare in che misura lo sport sia in grado di agire sul riequilibrio psicologico e fisico dell’atleta; sviluppare nuove metodologie di allenamento per rendere al meglio le capacità motorie residue e sviluppare nuove capacità; analizzare le risposte fisiopatologiche agli stimoli dell’allenamento per gestire al meglio la preparazione fisica dell’atleta.
In particolare, Luca Puce si è occupato di due studi. Il primo voleva investigare (attraverso un questionario distribuito a 100 atleti e a un gruppo di controllo di altri 100 disabili che non fanno sport) sul benessere psicofisico autopercepito di un gruppo di giovani atleti paralimpici tramite questionario. I risultati dello studio hanno dimostrato come, negli atleti, il benessere autopercepito fosse del 45% superiore rispetto al gruppo di controllo. Lo sport paralimpico fa sì che chi lo pratichi abbia una positività migliore, “è un medicinale che si può somministrare a tutti e non ha controindicazioni”.
Il secondo studio ha invece lo scopo di realizzare una metodologia di allenamento per un atleta paralimpico, dal momento che non ci sono quasi linee guida a riguardo all’interno della letteratura scientifica.
Il soggetto partecipante allo studio è: Francesco Bocciardo, campione di nuoto paralimpico.
Finora i risultati sono stati molto promettenti e Francesco Bocciardo ha ottenuto l’oro nella competizione alla fine di ogni mesociclo. Questo studio potrebbe essere quindi la prima linea guida per un allenatore paralimpico per allenare un atleta con disabilità psico-motorie.
Luca Puce ha voluto terminare il proprio intervento con una frase di Alex Zanardi: “Ci si può drogare di cose buone e una di queste è sicuramente lo sport”.
Sempre nell’ambito degli atleti con difficoltà motorie è l’attività di Carola Falconi. Carola è una pallanuotista di serie A1 laureata in Scienze Motorie e specializzata in Scienze e tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate, che, in seguito a un lavoro nel campo dell’attività fisica adattata per bambini, anziani e disabili, ha fondato la prima società di Pallanuoto per Disabili in Ligurio: la Waterpolo Colombus.
I membri della Waterpolo Columbus Ability hanno giocato il primo torneo ufficiale FINP a Settembre e hanno mostrato grandi miglioramenti dal punto di vista fisico. “È vera pallanuoto: con meno potenza della pallanuoto normale, forse, ma sono vere partite”.
“Con lo sport possiamo dare tanto a qualunque persone ci capiti davanti e quello che loro danno a noi è ancora più importante per crescere”. Il laureato in Scienze Motorie ha la possibilità di lavorare in tanti campi, “ma dobbiamo dare di più, al di là delle nostre capacità: far vivere lo sport e dare opportunità ed esperienze. Al bambino servono per crescere, all’adulto per evadere dalla quotidianità e all’anziano per capire che ha ancora qualcosa da dare, che non deve mollare”.
Sonia Manfucci a questo proposito ha dato vita al Progetto Atletico Football Campus, un’associazione atletica dilettantistica nata nel 2014 nella zona di Cornigliano, che si occupa di promozione e formazione sportiva specifica per il gioco del calcio, dove il calcio viene utilizzato non come fine per ottenere una vittoria, bensì come mezzo per arrivare a un’integrazione sociale e all’autorealizzazione.
Un altro allenatore è Michele Tobia, che ha ritenuto importante fare riflessioni sul ruolo di allenatore tecnico. Direzione tecnica, per Michele, vuol dire allenare gli allenatori. La figura degli allenatori è molto complessa e spesso è associata solo al ruolo di tecnico, ma un buon allenatore deve: conoscere le regole, saperle applicare e riuscire a farle applicare ai ragazzi, essere in grado di dare feedback, di essere punti di riferimento e riuscire a organizzare sedute di allenamento efficace.
“Il talento, dice Michele, è quell’insieme di fattori che ci permette di non partire dal gradino 0, ma dal gradino x”. Il talento non basta e l’allenamento non rende gli atleti perfetti “L’allenamento perfetto rende perfetti. Migliore è l’allenamento che proponiamo, più alta sarà la crescita”.
Serve un metodo che sia utile per tutti gli sport di situazione, Michele Tobia ne propone uno che consiste in diversi passaggi. Il primo è quello di scegliere una situazione, un gesto, da analizzare e studiare e poi, a seconda delle variabili che intende studiare, individuare un paio di variabili e valutarne la risoluzione. Attraverso la ripetizione delle situazioni poi si individua la qualità della singola azione e, nel momento in cui si raggiunge questa qualità, si deve aggiungere una variabile che il giocatore deve riconoscere e comunicare. Infine, si riporta l’oggetto nell’analisi nella realtà e si stabilisce se i giocatori siano effettivamente in grado di rispondere nel modo migliore a quella situazione.
(ha collaborato Caterina Michelini)
Fonte: UNVS Genova - Genova www.unvsliguria.it