PONTREMOLII “Campioni e non” di Michele Rinaldi onorano il Bancarella Sport 2019
02-08-2019 19:36 - Archivio news dalle Sezioni 2009-2021
“Il motocross viene dal cuore. I soldi non c'entrano un belino. Non è mica un mestiere, è una passione che quando ti si appiccica addosso non te la togli più. E puoi farti mille docce bollenti, vestirti da signore, volare in business: ma quel fango e quella polvere ti restano sulla pelle, sono cicatrici che te le accarezzi e quando le cose non vanno ti fanno sentire meno solo”.
Fonte: Sezione di Pontremoli www.unvstoscana.it
(da “Belìn che paddock” di Carlo Pernat con Massimo Calandri)
Che strana la vita, a volte. Mi capita di leggere queste righe proprio in coincidenza della venuta di Michele Rinaldi, “mito” del motocross, a Pontremoli per la manifestazione di apertura del premio Bancarella Sport 2019, anche quest'anno magistralmente organizzata dalla locale Sezione UNVS “Renato e Quinto Mascagna” in virtuosa sinergia con il Panathlon Club Pontremoli, come ben ha sottolineato il Presidente nazionale Scotti presente con il Segretario nazionale Biagini, il Presidente emerito Bertoni e il Presidente della Sezione di Parma Cavazzini, ormai degli habitués a questa manifestazione presentata, come le scorse edizioni da Alessandra Tassi, sorella dell'indimenticabile Cio.
Questa volta la Parma presente nel cortile voltato dello storico palazzo Dosi-Magnavacca non ha sparso profumi di parmigiano, di prosciutto, di sublimi salumerie. Piuttosto quello che aleggiava palpabile sul numeroso pubblico di appassionati è stato l'aspro odore dell'olio bruciato e il sibilo di bielle e pistoni al massimo dei giri sui saliscendi delle piste e ritorni in un attimo con la testa al motocross di allora, semplice, ruvido, vero.
Dopo i saluti di rito da parte del sindaco Lucia Baracchini e del Presidente Fondazione Città del Libro Gianni Tarantola, abilmente sollecitato dal giornalista sportivo ed ex pilota Nico Cereghini, Michele Rinaldi ha tenuto la sua lectio magistralis su “Campioni e non”, sottolineando che sì i supercampioni plurititolati sono come fari di riferimento e punti di arrivo, ma sono pochi in quanto dotati di talenti speciali da madre natura. I veri valori sportivi cui tutti possono riferirsi sono quelli della passione nel praticare lo sport anzitutto come piacere, dell'impegno costante, della accurata preparazione, del sacrificio che sono le doti che devono avere anche quelli che non riescono a vincere una medaglia importante o vincono, come lui, un solo titolo mondiale e poi basta, i “non campioni” insomma.
Rinaldi ha poi percorso gli step della sua carriera da pilota a team manager proprietario di scuderia e talent scout nel mondo del motocross. Osteggiato inizialmente dalla famiglia al pari del fratello maggiore, a 14 anni ebbe la fortuna di poter fare l'ingresso ufficiale nel mondo delle corse assieme ad una piccola officina di Martorano di Parma, la TGM (dalle iniziali dei cognomi dei fondatori Terzi, Giovanardi e Marchesini), alle cui fortune Rinaldi legò indissolubilmente il proprio nome (per inciso, una magnifica TGM perfettamente restaurata dal socio UNVS e motociclista Antonio Giocoso era esposta per l'occasione). Il motocross era ai primi passi in Italia a cavallo degli anni ‘70/'80 e le vittorie quasi esclusivo appannaggio dei piloti del nord Europa, belgi, olandesi e francesi, dai quali Michele ebbe l'intelligenza e l'umiltà di andare ad imparare le metodiche di allenamento sulle piste di sabbia, spesso sacrificando i periodi di vacanza. Vari titoli italiani e piazzamenti nel Mondiale Cross fino al 2° posto del 1980 nella classe 125 con la poco più che artigianale TGM a soli 5 punti da Harry Everts (con la Suzuki). Nel 1981 il grande salto alla Gilera, dotata di buone risorse tecniche e finanziarie, ma scarsa esperienza organizzativa nel mondo delle corse, secondo Rinaldi. Due anni al di sotto delle aspettative e segnati dai numerosi inconvenienti tecnici e dalle forature. Di questo periodo indimenticabile la rivalità con il compagno di squadra Corrado Maddii ed i duelli con il belga Eric Geboers “Killer Kid”, responsabile di avergli fatto perdere il mondiale 1982 centrandolo in pieno a pochi metri dal traguardo di Saarbruchen. Addio gara vinta da Giuseppe Andreani. Fu così che Rinaldi decise di accasarsi nel 1983 alla Suzuki (subito 2° posto nel Mondiale), conquistando l'anno successivo il sospirato titolo iridato sempre nella classe 125, ottenuto nonostante il ritiro della Casa giapponese dalle competizioni ed un serio infortunio alla spalla che lo aveva costretto a saltare le prime gare dell'anno, ma comunque aggiudicandosi anche il titolo italiano.
Nella stagione 1985 Rinaldi salì di categoria passando alla 250, terminando il Mondiale al 4° posto e vincendo il titolo italiano di 250 e 500. Poi l'attività di team manager autogestito per quanto riguarda le corse e il definitivo ritiro dalle competizioni nel 1987 dopo una partecipazione alla Parigi-Dakar di quell'anno. Nel 1992 passaggio a gestire il team Yamaha con il quale ha ottenuto svariati titoli con i migliori piloti delle varie stagioni.
Il campione non si è sottratto alle domande del pubblico e la giornata ha poi avuto un degno coronamento al Castello di Pontremoli con la visita al Museo delle Statue Stele (secondo museo più visitato in Toscana dopo gli Uffizi) e il ricco rinfresco a cura degli organizzatori.
Insomma, come non innamorarsi del fango, della polvere, della passione contagiosa dei crossisti e vorresti che la giornata non finisse mai.
Grazie Michele!!
Giuseppe Orioli
Fonte: Sezione di Pontremoli www.unvstoscana.it