“Sport, sportivi e giochi olimpici nell’Europa in guerra (1936-1948)”occasione per riflettere
28-02-2023 18:02 - Centro Italia
Lucca in visita ad una bella mostra
A febbraio la Sezione Dovichi di Lucca ha organizzato una visita alla mostra “Sport, sportivi e giochi olimpici nell’europa in guerra (1936-1948)”, allestita nel Palazzo Ducale di Lucca, ideata e curata dal Memorial della Shoah di Parigi. Il tema della mostra, di grande impatto politico-culturale è stato introdotto dalla socia Prof. Simonetta Simonetti che ha presentato, con dovizia di particolari, il contrastato rapporto tra sport e nazi-fascismo. Tema che è stato poi ampiamente sviluppato dal relatore della mostra dott. Andrea Torre dell’Istituto Storico della Resistenza di Lucca, che ha ricostruito e approfondito, attraverso filmati, fotografie e pannelli, il rapporto tra sport e dittatura negli anni Trenta e Quaranta, con particolare riferimento alla Germania nazista e all’Italia fascista.
Fenomeno sociale di massa e linguaggio universale, lo sport è divenuto espressione di propaganda politica e ideologica. Protagonista è il periodo che va dai Mondiali del 1934 alle Olimpiadi di Londra del 1948. Un periodo che coincide con un’inedita politicizzazione dello sport. Tanto il regime fascista, quanto quello nazista, infatti, esaltavano il corpo degli atleti, incentivando la pratica sportiva per promuovere il “mito dell’uomo nuovo a sostegno di ideologie razziste”. Lo sport, di fatto, veniva utilizzato come strumento di inquadramento delle popolazioni, di propaganda e di arma diplomatica. Eppure, anche in questo tragico periodo, lo sport è stato per numerosi atleti espressione di resistenza e di disobbedienza e non poche furono le persone - uomini e donne di sport - vittime della persecuzione e del Nuovo Ordine Europeo di stampo razziale.
È proprio questo il tema che la bella mostra visitata cerca di approfondire e far comprendere: come lo sport in questo preciso periodo storico, possa essere stato, al tempo stesso, strumento di propaganda e di resistenza alla barbarie.
Dino F. BragaFenomeno sociale di massa e linguaggio universale, lo sport è divenuto espressione di propaganda politica e ideologica. Protagonista è il periodo che va dai Mondiali del 1934 alle Olimpiadi di Londra del 1948. Un periodo che coincide con un’inedita politicizzazione dello sport. Tanto il regime fascista, quanto quello nazista, infatti, esaltavano il corpo degli atleti, incentivando la pratica sportiva per promuovere il “mito dell’uomo nuovo a sostegno di ideologie razziste”. Lo sport, di fatto, veniva utilizzato come strumento di inquadramento delle popolazioni, di propaganda e di arma diplomatica. Eppure, anche in questo tragico periodo, lo sport è stato per numerosi atleti espressione di resistenza e di disobbedienza e non poche furono le persone - uomini e donne di sport - vittime della persecuzione e del Nuovo Ordine Europeo di stampo razziale.
È proprio questo il tema che la bella mostra visitata cerca di approfondire e far comprendere: come lo sport in questo preciso periodo storico, possa essere stato, al tempo stesso, strumento di propaganda e di resistenza alla barbarie.