Gianfelice Facchetti socio spezzino narra del leggendario scudetto di La Spezia
05-11-2024 09:27 - Nord Italia
Una riuscita piece teatrale al Civico di La Spezia
"Nel terrore dei crolli, nel furore delle acque, nell´inferno dei roghi. Ecco dove siamo nati e di che pasta siamo fatti. Macerie, fango e cenere. La nostra storia è scritta su fogli che volano via e dimentichiamo in fretta". Basterebbero queste parole per mettere a fuoco l'impegno e la professionalità dei Vigili del Fuoco che anche a La Spezia, come del resto in altre città, hanno legato il proprio nome a belle avventure sportive che interessano sempre l'U.N.V.S..
Così non è sfuggito ai soci della sezione presieduta da Piero Lorenzelli lo spettacolo “Eravamo quasi in cielo” allestito alTeatro Civicoche ha merita grande pubblico. Chi ama i colori bianchi, quelle maglie sporche solo di lacrime e sudore, non è mancato. Gianfelice Facchetti (socio UNVS), figlio del grande Giacinto (Capitano dei Capitani degli Azzurri) ha reso particolare la commedia, incentrando soprattutto sulle figure di Ottavio Barbieri e Vittorio Pozzo e sulla sfida finale al Torino, quella dell´Arena di Milano. Narra dei Vigili del Fuoco e di quella leggendaria squadra del 1944 come fosse cosa delicata, non si permette mai di fare sua la vicenda ma è come se la accarezzasse. Uno spettacolo emozionante, pieno di pathos e cultura, intriso di sentimento vero e di passione per il calcio e per la vita. Un palco che ha raccontato del football, gioco non effimero, nonostante le apparenze. Un qualcosa che appartiene indissolubilmente al costume della società nostra, che si fa eredità da padre in figlio continuamente, a cavallo tra l´ultima guerra mondiale fino ai giorni nostri. Un fascino che il calcio, e solo quello, sa regalare, e che sta nell´ambiguità esistenziale suscitata nel relativo dominio ed autorevolezza che i piedi, pur calzati adeguatamente, raccontavano, hanno sulla così detta sfera di cuoio. Un cuoio che nella primordialità del calcio, quella senza lustrini, esprimeva i veri valori della vita. Giocavano come vivevamo, avevano scelto il calcio come il loro gioco, nel pieno della guerra. E per questo ancor oggi li ricordano ancora tutti. La squadra di Ottavio Barbieri, così come l'ha raccontata Facchetti da un palco, ha una missione eterna: resta per sempre nella memoria collettiva, per popolare di visioni fantastiche i sogni di bambini che verranno e che leggeranno di questa vicenda in futuro. Solo Facchetti e la sua sensibilità potevano forse trasmettere questi sentimenti.
“Eravamo Quasi in Cielo” ancora una volta è arrivato nel posto giusto, nella città giusta, dopo aver giocato un campionato in molti altri luoghi ma tornando al punto esatto di partenza, per prendersi la gloria dove solo merita.
Così non è sfuggito ai soci della sezione presieduta da Piero Lorenzelli lo spettacolo “Eravamo quasi in cielo” allestito alTeatro Civicoche ha merita grande pubblico. Chi ama i colori bianchi, quelle maglie sporche solo di lacrime e sudore, non è mancato. Gianfelice Facchetti (socio UNVS), figlio del grande Giacinto (Capitano dei Capitani degli Azzurri) ha reso particolare la commedia, incentrando soprattutto sulle figure di Ottavio Barbieri e Vittorio Pozzo e sulla sfida finale al Torino, quella dell´Arena di Milano. Narra dei Vigili del Fuoco e di quella leggendaria squadra del 1944 come fosse cosa delicata, non si permette mai di fare sua la vicenda ma è come se la accarezzasse. Uno spettacolo emozionante, pieno di pathos e cultura, intriso di sentimento vero e di passione per il calcio e per la vita. Un palco che ha raccontato del football, gioco non effimero, nonostante le apparenze. Un qualcosa che appartiene indissolubilmente al costume della società nostra, che si fa eredità da padre in figlio continuamente, a cavallo tra l´ultima guerra mondiale fino ai giorni nostri. Un fascino che il calcio, e solo quello, sa regalare, e che sta nell´ambiguità esistenziale suscitata nel relativo dominio ed autorevolezza che i piedi, pur calzati adeguatamente, raccontavano, hanno sulla così detta sfera di cuoio. Un cuoio che nella primordialità del calcio, quella senza lustrini, esprimeva i veri valori della vita. Giocavano come vivevamo, avevano scelto il calcio come il loro gioco, nel pieno della guerra. E per questo ancor oggi li ricordano ancora tutti. La squadra di Ottavio Barbieri, così come l'ha raccontata Facchetti da un palco, ha una missione eterna: resta per sempre nella memoria collettiva, per popolare di visioni fantastiche i sogni di bambini che verranno e che leggeranno di questa vicenda in futuro. Solo Facchetti e la sua sensibilità potevano forse trasmettere questi sentimenti.
“Eravamo Quasi in Cielo” ancora una volta è arrivato nel posto giusto, nella città giusta, dopo aver giocato un campionato in molti altri luoghi ma tornando al punto esatto di partenza, per prendersi la gloria dove solo merita.