L’UNVS di Pontremoli ricorda l’Hombre vertical Ugo Colombo per il Bancarella Sport 2021
19-07-2021 09:32 - Archivio news dalle Sezioni 2009-2021
“…era di quelli che i francesi chiamavano e chiamano capitains de route. Per quelli che non l’hanno conosciuto, dirò che l’hombre vertical nello sport non è solo il campione che riempie le prime pagine. Ugo Colombo, gli sia lieve la terra, era un hombre vertical e così lo voglio ricordare.
(Gianni Mura – La Repubblica 20 ottobre 2019)
Una intervista lunga una vita quella fatta da Renzo Zannardi, nato nella città del libro ma lombardo d’adozione a Ugo Colombo, all’opposto lombardo di nascita e pontremolese adottivo, campione di ciclismo e di etica.
Nel ricordo di Ugo si sono stretti attorno all’autore del bel libro “Un campione alla Ugo Colombo” la Sezione U.N.V.S. di Pontremoli “Renato e Quinto Mascagna” e il Panathlon Club Pontremoli Lunigiana nell’evento di apertura del 58mo Premio Bancarella Sport 2021, l’ormai divenuto tradizionale convegno “Incontro con il Campione, tra etica e sport” organizzato nel cortile dello storico palazzo Dosi-Magnavacca sabato 17 luglio alla presenza di un pubblico numeroso oltre le più rosee aspettative. Con i familiari di Ugo erano presenti i sindaci di Pontremoli Lucia Baracchini e di Filattiera Annalisa Folloni, il presidente nazionale dell’UNVS Francesca Bardelli, il presidente della sezione pontremolese Pietro Mascagna e di Pistoia Marco Biagini, i presidenti dei Panathlon Club di Pontremoli Aldo Angelini e di Rapallo Lindo Molinari, il Delegato Regionale UNVS Nicola Lofrese, il presidente del Collegio Probiviri Ettore Biagini. In esposizione la storica bicicletta marca Legnano, le coppe, le maglie prestigiose; a fare da sfondo animato le immagini a ritmare i momenti di una vita.
Dopo i saluti di rito, abilmente sollecitato da Gianni Beschizza, Renzo Zannardi ha tenuto il suo excursus sul ciclismo degli anni sessanta-settanta di cui Ugo Colombo fu un sicuro protagonista sia per il palmarès, che per quella rara capacità di “leggere la corsa”, dote che gli permise di reinterpretare il ruolo di gregario elevandolo ad una dimensione più nobile e indispensabile per i capitani delle squadre, private e nazionali, in cui militò, ma sempre rispettando il ruolo che gli competeva per contratto. Soprattutto, fu simbolo di uno sport leale e pulito, un Hombre Vertical, uno dalla schiena sempre diritta, come ebbe a definirlo il compianto giornalista di Repubblica Gianni Mura nel commosso ricordo a pochi giorni dalla scomparsa del campione.
Nato a San Giorgio Su Legnano nel 1940 era uno dei tanti ragazzi lombardi del dopoguerra con un sogno: potersi misurare un giorno con i campioni del ciclismo che tanto amava. Colombo è stato una figura particolare di gregario che aveva anche colpi da assoluto fuoriclasse: lo testimoniano il terzo posto finale al Giro d’Italia 1969 (con tre giorni “in rosa”) assieme ad altri prestigiosi successi e piazzamenti tra cui quattro volte Campione Italiano. Tutto questo nonostante il suo compito principale fosse quello di “ultimo uomo” nelle tappe di montagna , soprattutto a vantaggio del suo capitano Bitossi alla Filotex. Tanti sono stati i nomi di campioni nei vari episodi menzionati dall’autore: Merckx, Zilioli, Balmamion, Adorni, Gimondi, Saronni che, con molti altri, arricchiscono l’imponente corredo fotografico del libro. Colombo si meritò il rispetto di più generazioni di ciclisti con i quali ebbe a misurarsi, che furono per primi testimoni diretti della sua grandezza come ciclista ma ancora prima come uomo capace di rispettare patti e ruoli, spesso sacrificando per altri la propria superiorità. Ritiratosi per non scendere a patti con un ciclismo nel quale non si riconosceva più, aveva stabilito a Filattiera la sua dimora e a Pontremoli la sua attività di fornaio, quasi a chiudere un cerchio essendo stato, questo, il primo mestiere praticato a San Giorgio.
Interessante poi l’intervento di Pierangelo Soldavini, giornalista del Sole 24Ore e autore del libro “Bikeconomy. Viaggio nel mondo che pedala” scritto assieme a Gianluca Santilli nel quale gli autori ricostruiscono il percorso che ha trasformato quello che era un semplice mezzo di trasporto semplice, economico, pulito, essenziale e allo stesso tempo perfetto in un volano di sviluppo per una nuova economia ed in un fattore di innovazione all’insegna della sostenibilità e di soluzione per la mobilità delle megalopoli del futuro.
Renzo Zannardi ha poi illustrato il progetto “Hombre Vertical”: la promozione dei valori umani e sportivi che Ugo aveva rappresentato: sport leale e pulito. Un progetto storico-sportivo, ma anche pedagogico rivolto ai giovani ed alle loro famiglie, a allenatori e società sportive per la realizzazione del quale saranno impiegati i proventi derivanti dai diritti d’autore.
A conclusione della bella mattinata, Renzo ha recitato la poesia in dialetto milanese “La biciclèta” di Cesare Maggi, poeta dialettale milanese, ma sangiorgese di adozione.
Fonte: Sezione di Pontremolo www.unvstoscana.it
(Gianni Mura – La Repubblica 20 ottobre 2019)
Una intervista lunga una vita quella fatta da Renzo Zannardi, nato nella città del libro ma lombardo d’adozione a Ugo Colombo, all’opposto lombardo di nascita e pontremolese adottivo, campione di ciclismo e di etica.
Nel ricordo di Ugo si sono stretti attorno all’autore del bel libro “Un campione alla Ugo Colombo” la Sezione U.N.V.S. di Pontremoli “Renato e Quinto Mascagna” e il Panathlon Club Pontremoli Lunigiana nell’evento di apertura del 58mo Premio Bancarella Sport 2021, l’ormai divenuto tradizionale convegno “Incontro con il Campione, tra etica e sport” organizzato nel cortile dello storico palazzo Dosi-Magnavacca sabato 17 luglio alla presenza di un pubblico numeroso oltre le più rosee aspettative. Con i familiari di Ugo erano presenti i sindaci di Pontremoli Lucia Baracchini e di Filattiera Annalisa Folloni, il presidente nazionale dell’UNVS Francesca Bardelli, il presidente della sezione pontremolese Pietro Mascagna e di Pistoia Marco Biagini, i presidenti dei Panathlon Club di Pontremoli Aldo Angelini e di Rapallo Lindo Molinari, il Delegato Regionale UNVS Nicola Lofrese, il presidente del Collegio Probiviri Ettore Biagini. In esposizione la storica bicicletta marca Legnano, le coppe, le maglie prestigiose; a fare da sfondo animato le immagini a ritmare i momenti di una vita.
Dopo i saluti di rito, abilmente sollecitato da Gianni Beschizza, Renzo Zannardi ha tenuto il suo excursus sul ciclismo degli anni sessanta-settanta di cui Ugo Colombo fu un sicuro protagonista sia per il palmarès, che per quella rara capacità di “leggere la corsa”, dote che gli permise di reinterpretare il ruolo di gregario elevandolo ad una dimensione più nobile e indispensabile per i capitani delle squadre, private e nazionali, in cui militò, ma sempre rispettando il ruolo che gli competeva per contratto. Soprattutto, fu simbolo di uno sport leale e pulito, un Hombre Vertical, uno dalla schiena sempre diritta, come ebbe a definirlo il compianto giornalista di Repubblica Gianni Mura nel commosso ricordo a pochi giorni dalla scomparsa del campione.
Nato a San Giorgio Su Legnano nel 1940 era uno dei tanti ragazzi lombardi del dopoguerra con un sogno: potersi misurare un giorno con i campioni del ciclismo che tanto amava. Colombo è stato una figura particolare di gregario che aveva anche colpi da assoluto fuoriclasse: lo testimoniano il terzo posto finale al Giro d’Italia 1969 (con tre giorni “in rosa”) assieme ad altri prestigiosi successi e piazzamenti tra cui quattro volte Campione Italiano. Tutto questo nonostante il suo compito principale fosse quello di “ultimo uomo” nelle tappe di montagna , soprattutto a vantaggio del suo capitano Bitossi alla Filotex. Tanti sono stati i nomi di campioni nei vari episodi menzionati dall’autore: Merckx, Zilioli, Balmamion, Adorni, Gimondi, Saronni che, con molti altri, arricchiscono l’imponente corredo fotografico del libro. Colombo si meritò il rispetto di più generazioni di ciclisti con i quali ebbe a misurarsi, che furono per primi testimoni diretti della sua grandezza come ciclista ma ancora prima come uomo capace di rispettare patti e ruoli, spesso sacrificando per altri la propria superiorità. Ritiratosi per non scendere a patti con un ciclismo nel quale non si riconosceva più, aveva stabilito a Filattiera la sua dimora e a Pontremoli la sua attività di fornaio, quasi a chiudere un cerchio essendo stato, questo, il primo mestiere praticato a San Giorgio.
Interessante poi l’intervento di Pierangelo Soldavini, giornalista del Sole 24Ore e autore del libro “Bikeconomy. Viaggio nel mondo che pedala” scritto assieme a Gianluca Santilli nel quale gli autori ricostruiscono il percorso che ha trasformato quello che era un semplice mezzo di trasporto semplice, economico, pulito, essenziale e allo stesso tempo perfetto in un volano di sviluppo per una nuova economia ed in un fattore di innovazione all’insegna della sostenibilità e di soluzione per la mobilità delle megalopoli del futuro.
Renzo Zannardi ha poi illustrato il progetto “Hombre Vertical”: la promozione dei valori umani e sportivi che Ugo aveva rappresentato: sport leale e pulito. Un progetto storico-sportivo, ma anche pedagogico rivolto ai giovani ed alle loro famiglie, a allenatori e società sportive per la realizzazione del quale saranno impiegati i proventi derivanti dai diritti d’autore.
A conclusione della bella mattinata, Renzo ha recitato la poesia in dialetto milanese “La biciclèta” di Cesare Maggi, poeta dialettale milanese, ma sangiorgese di adozione.
Giuseppe Orioli
Fonte: Sezione di Pontremolo www.unvstoscana.it