Ospitiamo, essendo il nostro sito anche ‘palestra’ di opinioni da parte dei nostri soci sui temi più vicini allo sport territoriale così caro alle Sezioni, questo intervento/opinione da parte dell’amico Talamonti. Esso (ovviamente) rispecchia i suoi personali convincimenti che si aprono al giudizio di chi legge:
La Ternana, punita con la riduzione di due punti in classifica su segnalazione della Covisoc per il mancato versamento nei tempi dovuti delle ritenute Irpef a favore dei tesserati e dipendenti, ha visto respinto il reclamo contro la penalizzazione. Decurtazione sancita da due gradi di giudizio, ma la società, giustamente secondo il nostro punto di vista, prepara il ricorso al Collegio di garanzia del CONI. Questa penalizzazione rischia di pesare a fine stagione, se anche le altre saranno lì a lottare.
Il problema si pone in termini pratici. Cosa diavolo c’entra penalizzare il lavoro e la fatica dei giocatori sul campo per una trasgressione amministrativa della società? Ma le regole sono regole, obietterà qualcuno. Il fatto è che chi ha stabilito la regola in questione ha calpestato, anzi maciullato i principi sacrosanti della logica e del diritto.
Il “qualcuno” di prima potrebbe obiettare che si è applicato un principio valido per tutti, ma è facile dimostrare che ben altre manchevolezze meriterebbero d’essere sanzionate.
A cominciare dalla sicurezza. Ci sono stadi in cui gli altoparlanti sono volti quasi esclusivamente verso i tifosi della squadra di casa. Ciò non consente ai tifosi della squadra in trasferta di ascoltare messaggi e informazioni, fra cui le indicazioni di pericolo. Per non parlare dell’igiene, a cominciare dai bagni sempre sporchi, mal serviti e senza le più elementari norme di privacy.
Per non parlare del campo di gioco, troppo spesso ridotto a un “campo di patate”, con grave rischio per i giocatori. Sono tutti principi, come si vede bene eppure a chi di dovere non passa minimamente in testa di penalizzare la trasgressione con la sottrazione di punti in classifica.
Oltre alle preoccupazioni per le lesioni, ci sono anche preoccupazioni per la salute a lungo termine dei giocatori. Un altro aspetto, che trasgredisce un principio inteso come diritto, riguarda la rete di recinzione che ostacola la vista della partita o manufatti che impediscono di seguire le azioni di gioco.
Stadi che non dovrebbero essere omologati e invece lo sono in ragione di chissà quale “principio”. Non parliamo poi delle file interminabili che bisogna fare al botteghino, il passaggio dei tornelli; tutti impedimenti che meriterebbero di essere sanzionati con multe salate.
Un ultimo principio disatteso è lo spazio riservato agli ospiti. I quali, in quanto ospiti, dovrebbero essere destinatari di attenzioni e accoglienza. Succede invece che i settori più infelici dello stadio, in tema di visibilità, siano riservati ai supporter avversari.
Il pagamento del biglietto dovrebbe garantire lo spettacolo; a volte, invece, gli spazi riservati agli ospiti sono anche sporchi. Questi sono solo alcuni aspetti che fanno capo al rispetto di principi basilari, compreso quello sacrosanto di andare allo stadio per divertirsi e essere in un ambiente sicuro.
Allora, ha senso penalizzare con la riduzione di punti in classifica un ritardato pagamento dimenticando trasgressioni che attengono alla sicurezza, al rispetto e ai principi basilari dell’accoglienza e ospitalità? Se sono tutti principi, allora cominciamo a trattarli tutti allo stesso modo, con multe, senza togliere punti, ma con controlli continui.