l´etica va´ scoperta
26-02-2015 22:20 - Archivio news dalle Sezioni 2009-2021
L´etica va scoperta "nello" sport. C´è già. E´ lì. Bisogna solo lasciarla lavorare, agevolarne e accompagnarne l´opera discreta ma continua, metterla in pratica attraverso modelli di uomini e donne sportivi "riusciti" nella vita.
Nel nostro Paese si legge un diffuso bisogno di crescere, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello etico e civile. Ogni volta però che uno "scandalo" colpisce questo o quel settore della vita collettiva può prevalere un senso di delusione e di sconfitta che rischia di scoraggiare la voglia di impegnarsi per fare qualcosa di buono che possa andare a vantaggio di tutti.
Anche nell´ambito dello sport, quando viene compromessa la credibilità etica delle persone e delle istituzioni sportive, si prova dentro e si respira intorno a sé un´atmosfera pesante di disaffezione per lo sport in quanto tale. Ci si appassiona sempre meno e fa capolino il sospetto che niente ormai sia più pulito e genuinamente frutto di un lavoro serio, pur faticoso, credibile, creativo, attendibile. Pare che tutto, alla fine, venga deciso dal denaro e dalla visibilità mediatica.
Poi, però, la passione per lo sport e per ciò che genuinamente rappresenta si risveglia non appena arrivano determinati risultati o si affermano positive performance sportive: a quel punto si torna a credere che sia ancora possibile qualcosa di buono nello sport.
Ma "la passione" è solo il primo slancio. Può venire deviata. Essa ha bisogno di essere raccolta all´interno di pratiche e di ambienti che si alimentano della sua promessa. Qui, si fa strada l´etica sportiva: essa mira a tradurre la passione in "tensione etica" e in comportamenti buoni che ne coltivino il desiderio di autenticità.
Ritengo, dopo quanto detto, che sia necessario liberare subito il campo almeno da un paio di luoghi comuni, non di rado mediaticamente amplificati in termini di gossip debordante, che attanagliano e soffocano lo sport.
Il primo: si parla di etica sempre dopo che il vaso è stato rotto. No, l´etica non è un monito o un argine, ma un "progetto" che aiuta a non rompere il vaso. Viene prima e non dopo. E´ una forza plasmante e creativa. Lavora sulle coscienze, rafforza dei ragionamenti, delle scelte e dei comportamenti, tanto sul piano personale che su quello collettivo e organizzativo.
Se il doping s´insinua ovunque, se la corruzione e l´imbroglio diventano sistema, se connivenze poco trasparenti diventano trasversali a soggetti e istituzioni, vuol proprio dire che a monte è stata neutralizzata l´energia plasmante dei valori sportivi.
L´etica non è una predica moralistica e nemmeno una astratta ripetizione di principi e valori. L´etica nello sport è prima di tutto un augurio e un auspicio:
"che tu possa vivere bene il tuo impegno sportivo!" "... che tu possa raggiungere traguardi di eccellenza mettendoci tutto quanto di buono e vero c´è nella tua persona!" "... che il mondo dello sport possa diventare un ambiente ("ethos") educativo sano e vitale!".
L´auspicio etico ha questo di singolare: che apre un orizzonte con dei traguardi appetibili e possibili di bene-essere. Proprio questi traguardi agiscono da motivazione per impegnarsi e per farsi carico anche delle fatiche e dei momenti negativi: perché ne vale la pena, perché viene promessa una qualità di uomo e di vita da condividere con gli altri (intesi come avversari con i quali confrontarmi, non nemici da annientare), perché si è disposti a mettersi in gioco.
Il secondo: l´etica viene presentata come qualcosa che si appiccica dall´esterno all´attività sportiva. Se c´è un ambito dell´agire dell´uomo in cui l´etica non viene dal di fuori ma dal di dentro, questo è proprio quello sportivo. Non esito a dire che si tratta qui di qualcosa di eccezionale.
Chi pratica e opera nel campo dell´agire sportivo, intuisce subito che qui i valori non sono francobolli, ma fondamenti dell´azione sportiva in quanto tale. Un esempio: pensiamo a quante parole usiamo e consumiamo per insegnare ai giovani lo spirito di sacrificio; ma per chi fa sport e opera nello sport, il sacrificio è dentro l´atto sportivo, è lo stesso atto sportivo, è la stessa forza costruttiva di tutto l´ambiente sportivo. La forza educativa di una società sportiva, di un allenatore, di un insegnante di educazione fisica, dell´esperienza sportiva in quanto tale, è straordinaria: lealtà, rispetto di sé e dell´altro, temperanza, gioco di squadra, rispetto del limite, capacità di decidere in emergenza, ... sono questi i valori e i principi che tessono l´esperienza e la pratica sportiva.
Non c´è risultato senza questi riferimenti. Non c´è sport senza questi comportamenti. L´eccellenza nello sport passa solo attraverso questi valori! Questo ci insegna che negli ambienti sportivi non servono le prediche, talmente sono persuasivi e formativi i valori in gioco, magari senza che i soggetti coinvolti ne siano sempre consapevoli.
E l´etica viene trasmessa non con le esortazioni, non con il moralismo, non agitando un elenco di principi astratti, ma soltanto attraverso forme concrete e vissute, che ottengono traguardi eloquenti e risultati di qualità non solo sul piano agonistico, ma su tutto il piano umano.
Ed eccoci allora al nocciolo della questione.
L´etica va scoperta "nello" sport. C´è già. E´ lì. Bisogna solo lasciarla lavorare, agevolarne e accompagnarne l´opera discreta ma continua, metterla in pratica attraverso modelli di uomini e donne sportivi "riusciti" nella vita. Occorre vederla messa in pratica anche in società e ambienti sportivi che in tutta la loro organizzazione lasciano trasparire quel modello di vita buona e riuscita che parla e attrae giovani e adulti, fino a persuaderli della forza educativa propria di ogni pratica sportiva.
Le strutture sportive non sono luoghi neutrali o amorali. Sono comunità educanti, che lo vogliano o no. Di fatto, ogni ambiente sportivo contiene in sé le condizioni per far venire alla luce valori come l´onestà, il rispetto, la collaboratività, lo spirito di sacrificio, la legalità, la convivenza interculturale, la parità delle opportunità e avanti.
Tutto questo costruire lo spessore etico e civile non solo del mondo sportivo e dell´esperienza sportiva, ma di tutta intera la società civile. La valutazione etica nello sport, allora, non è altro che uno strumento pensato, creato, proposto per far prendere coscienza - al singolo e alla collettività - di questo tesoro nascosto nello sport, e per aiutare soprattutto le organizzazioni sportive a verificarsi in ordine alla propria coerenza e pratica ordinaria.
Ci vuole la responsabilità di tutti affinché questo tesoro nascosto diventi risorsa di fiducia e capitale etico per tutto il Paese.
Fonte: Giovanni Salbaroli - Delegato Romagna www.unvsromagna.it
Nel nostro Paese si legge un diffuso bisogno di crescere, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello etico e civile. Ogni volta però che uno "scandalo" colpisce questo o quel settore della vita collettiva può prevalere un senso di delusione e di sconfitta che rischia di scoraggiare la voglia di impegnarsi per fare qualcosa di buono che possa andare a vantaggio di tutti.
Anche nell´ambito dello sport, quando viene compromessa la credibilità etica delle persone e delle istituzioni sportive, si prova dentro e si respira intorno a sé un´atmosfera pesante di disaffezione per lo sport in quanto tale. Ci si appassiona sempre meno e fa capolino il sospetto che niente ormai sia più pulito e genuinamente frutto di un lavoro serio, pur faticoso, credibile, creativo, attendibile. Pare che tutto, alla fine, venga deciso dal denaro e dalla visibilità mediatica.
Poi, però, la passione per lo sport e per ciò che genuinamente rappresenta si risveglia non appena arrivano determinati risultati o si affermano positive performance sportive: a quel punto si torna a credere che sia ancora possibile qualcosa di buono nello sport.
Ma "la passione" è solo il primo slancio. Può venire deviata. Essa ha bisogno di essere raccolta all´interno di pratiche e di ambienti che si alimentano della sua promessa. Qui, si fa strada l´etica sportiva: essa mira a tradurre la passione in "tensione etica" e in comportamenti buoni che ne coltivino il desiderio di autenticità.
Ritengo, dopo quanto detto, che sia necessario liberare subito il campo almeno da un paio di luoghi comuni, non di rado mediaticamente amplificati in termini di gossip debordante, che attanagliano e soffocano lo sport.
Il primo: si parla di etica sempre dopo che il vaso è stato rotto. No, l´etica non è un monito o un argine, ma un "progetto" che aiuta a non rompere il vaso. Viene prima e non dopo. E´ una forza plasmante e creativa. Lavora sulle coscienze, rafforza dei ragionamenti, delle scelte e dei comportamenti, tanto sul piano personale che su quello collettivo e organizzativo.
Se il doping s´insinua ovunque, se la corruzione e l´imbroglio diventano sistema, se connivenze poco trasparenti diventano trasversali a soggetti e istituzioni, vuol proprio dire che a monte è stata neutralizzata l´energia plasmante dei valori sportivi.
L´etica non è una predica moralistica e nemmeno una astratta ripetizione di principi e valori. L´etica nello sport è prima di tutto un augurio e un auspicio:
"che tu possa vivere bene il tuo impegno sportivo!" "... che tu possa raggiungere traguardi di eccellenza mettendoci tutto quanto di buono e vero c´è nella tua persona!" "... che il mondo dello sport possa diventare un ambiente ("ethos") educativo sano e vitale!".
L´auspicio etico ha questo di singolare: che apre un orizzonte con dei traguardi appetibili e possibili di bene-essere. Proprio questi traguardi agiscono da motivazione per impegnarsi e per farsi carico anche delle fatiche e dei momenti negativi: perché ne vale la pena, perché viene promessa una qualità di uomo e di vita da condividere con gli altri (intesi come avversari con i quali confrontarmi, non nemici da annientare), perché si è disposti a mettersi in gioco.
Il secondo: l´etica viene presentata come qualcosa che si appiccica dall´esterno all´attività sportiva. Se c´è un ambito dell´agire dell´uomo in cui l´etica non viene dal di fuori ma dal di dentro, questo è proprio quello sportivo. Non esito a dire che si tratta qui di qualcosa di eccezionale.
Chi pratica e opera nel campo dell´agire sportivo, intuisce subito che qui i valori non sono francobolli, ma fondamenti dell´azione sportiva in quanto tale. Un esempio: pensiamo a quante parole usiamo e consumiamo per insegnare ai giovani lo spirito di sacrificio; ma per chi fa sport e opera nello sport, il sacrificio è dentro l´atto sportivo, è lo stesso atto sportivo, è la stessa forza costruttiva di tutto l´ambiente sportivo. La forza educativa di una società sportiva, di un allenatore, di un insegnante di educazione fisica, dell´esperienza sportiva in quanto tale, è straordinaria: lealtà, rispetto di sé e dell´altro, temperanza, gioco di squadra, rispetto del limite, capacità di decidere in emergenza, ... sono questi i valori e i principi che tessono l´esperienza e la pratica sportiva.
Non c´è risultato senza questi riferimenti. Non c´è sport senza questi comportamenti. L´eccellenza nello sport passa solo attraverso questi valori! Questo ci insegna che negli ambienti sportivi non servono le prediche, talmente sono persuasivi e formativi i valori in gioco, magari senza che i soggetti coinvolti ne siano sempre consapevoli.
E l´etica viene trasmessa non con le esortazioni, non con il moralismo, non agitando un elenco di principi astratti, ma soltanto attraverso forme concrete e vissute, che ottengono traguardi eloquenti e risultati di qualità non solo sul piano agonistico, ma su tutto il piano umano.
Ed eccoci allora al nocciolo della questione.
L´etica va scoperta "nello" sport. C´è già. E´ lì. Bisogna solo lasciarla lavorare, agevolarne e accompagnarne l´opera discreta ma continua, metterla in pratica attraverso modelli di uomini e donne sportivi "riusciti" nella vita. Occorre vederla messa in pratica anche in società e ambienti sportivi che in tutta la loro organizzazione lasciano trasparire quel modello di vita buona e riuscita che parla e attrae giovani e adulti, fino a persuaderli della forza educativa propria di ogni pratica sportiva.
Le strutture sportive non sono luoghi neutrali o amorali. Sono comunità educanti, che lo vogliano o no. Di fatto, ogni ambiente sportivo contiene in sé le condizioni per far venire alla luce valori come l´onestà, il rispetto, la collaboratività, lo spirito di sacrificio, la legalità, la convivenza interculturale, la parità delle opportunità e avanti.
Tutto questo costruire lo spessore etico e civile non solo del mondo sportivo e dell´esperienza sportiva, ma di tutta intera la società civile. La valutazione etica nello sport, allora, non è altro che uno strumento pensato, creato, proposto per far prendere coscienza - al singolo e alla collettività - di questo tesoro nascosto nello sport, e per aiutare soprattutto le organizzazioni sportive a verificarsi in ordine alla propria coerenza e pratica ordinaria.
Ci vuole la responsabilità di tutti affinché questo tesoro nascosto diventi risorsa di fiducia e capitale etico per tutto il Paese.
Fonte: Giovanni Salbaroli - Delegato Romagna www.unvsromagna.it