TREVISO
25-11-2021 08:14 - Personaggi
Un campionissimo del tennis che in campo e fuori è stato un protagonista
Bepi Zambon, la vita sportiva ricomincia ogni giorno...
Bepi Zambon, la vita sportiva ricomincia ogni giorno...
Tra i Soci agonisticamente più longevi della Sezione di Treviso c'è Bepi Zambon, maestro di tennis di centinaia di ottimi giocatori trevigiani. Una lunga carriera (ha iniziato da ragazzino, oggi è ancora in campo e regge un tennis club ad Ascoli Piceno non disdegnando di insegnare sul campo a giocare a tennis alla veneranda età di 79 anni) che è passata attraverso tanti tornei vinti, la creazione di due grandi circoli di tennis nella sua città natale, l'organizzazione di eventi di grande valore tecnico e mediatico.
Dice Zambon:
“Nella mia lunghissima carriera nelle vesti di maestro di tennis, atleta, agonista, organizzatore e titolare di circoli, ho incontrato centinaia e centinaia di persone: tennisti in erba diventati buoni giocatori, giovani promesse poi mancate, neofiti alle prime armi, allievi da svezzare, giocatori da correggere, giocatrici da consolare, veterani irriducibili, appassionati del tennis, amici con cui sorridere, giornalisti con cui discutere, campioni da ammirare, campionissimi da invidiare, avversari imbattibili, avversari battuti, avversari fortunati, politici da accogliere, perditempo da sopportare.
Una sequenza lunghissima di nomi in una cavalcata fatta di mille ricordi e mille situazioni.
Un elenco completo è impossibile a farsi, viste le migliaia di ore trascorse sui campi da tennis. Li ho visti tutti oltre la rete...”
Bepi allo schiudersi del 2021, si è messo nuovamente in gioco volendo idealmente scendere ancora in campo, inseguendo un altro sogno, un'altra ipotesi per il suo futuro. Tornando a Colle San Marco, a pochi chilometri da Ascoli Piceno dove abita e dove ha trovato una seconda patria. Capace di offrirgli un'altra chanche, di proporgli ancora una nuova prospettiva, senza pensare troppo sul come e sul dove. Sospinto dall'inesauribile amore per il tennis e dalla voglia di dare ancora qualcosa agli altri.
“Se metto alle spalle tutte le vicende della mia vita – chiosa Bepi – certamente ce ne sarebbe per far scendere la tela e rintanarsi in una meritata pace interiore. Ma non sarei... Bepi Zambon.
Mi piace sottolineare alcuni concetti che mi sono sempre stati chiari ed illuminano di una certa saggezza i miei anni.
Io questo lavoro l'ho sicuramente scelto e se oggi, giocando una partita, provo le stesse emozioni di quando giocavo il Lambertenghi; se riesco ancora a seguire una finale di Wimbledon o organizzo una leva giovanile con lo stesso entusiasmo di 50 anni fa è perchè la mia passione per il mio sport non si è mai consumata.
Il tennis mi ha offerto la possibilità di vivere esperienze uniche. In certi periodi ho vissuto in un mondo dorato ma – è certo – non ho mai cercato la ricchezza o la fama. Ho voluto soltanto inseguire i miei sogni. Magari facendo una fatica immane. Nonostante ciò rifarei tutto quello che ho fatto, magari evitando con l'esperienza certi errori di valutazione. Fidandomi troppo delle persone. Avendo la caparbietà di credere in tutti, aiutandoli in ogni modo.
Se il tennis ha attraversato tempi bui è perché, per un certo periodo, si sono persi i valori sportivi e di educazione su cui questa disciplina fondò il suo meraviglioso passato.
Seguendo tantissimi ragazzi, plasmando uno stuolo di buoni tennisti, non ho mai preteso che diventassero dei campioni. Ho sempre voluto che si appassionassero davvero al tennis, a tutto ciò che stava loro attorno. Provando le emozioni forti che ho provato io sui campi di terra rossa di mezzo mondo.
Le mie aspettative, le prospettive dei giovani vanno contestualizzate nel tempo in cui esse si profilano. Lo sport in passato aveva il valore di un incredibile coagulo. C'era poco un tempo e giocare a tennis era considerato un lusso. Adesso c'è tutto, troppo. Al punto che sembra difficile emozionarsi, come accadde a me, quando vidi i bimbi attorniare Borg, i raccattapalle scambiarsi sguardi furtivi in un Palaverde traboccante di gente, perché si sentivano in paradiso. O come quando vincevo un torneo o quando, ancor oggi, allestisco un corso per centinaia di ragazzi. Bastava essere in campo, sugli spalti, per vivere alla grande il proprio tennis, qualsiasi dimensione esso avesse Mi sento privilegiato avendo avuto la soddisfazione di poter dire: io c'ero!”.
Dice Zambon:
“Nella mia lunghissima carriera nelle vesti di maestro di tennis, atleta, agonista, organizzatore e titolare di circoli, ho incontrato centinaia e centinaia di persone: tennisti in erba diventati buoni giocatori, giovani promesse poi mancate, neofiti alle prime armi, allievi da svezzare, giocatori da correggere, giocatrici da consolare, veterani irriducibili, appassionati del tennis, amici con cui sorridere, giornalisti con cui discutere, campioni da ammirare, campionissimi da invidiare, avversari imbattibili, avversari battuti, avversari fortunati, politici da accogliere, perditempo da sopportare.
Una sequenza lunghissima di nomi in una cavalcata fatta di mille ricordi e mille situazioni.
Un elenco completo è impossibile a farsi, viste le migliaia di ore trascorse sui campi da tennis. Li ho visti tutti oltre la rete...”
Bepi allo schiudersi del 2021, si è messo nuovamente in gioco volendo idealmente scendere ancora in campo, inseguendo un altro sogno, un'altra ipotesi per il suo futuro. Tornando a Colle San Marco, a pochi chilometri da Ascoli Piceno dove abita e dove ha trovato una seconda patria. Capace di offrirgli un'altra chanche, di proporgli ancora una nuova prospettiva, senza pensare troppo sul come e sul dove. Sospinto dall'inesauribile amore per il tennis e dalla voglia di dare ancora qualcosa agli altri.
“Se metto alle spalle tutte le vicende della mia vita – chiosa Bepi – certamente ce ne sarebbe per far scendere la tela e rintanarsi in una meritata pace interiore. Ma non sarei... Bepi Zambon.
Mi piace sottolineare alcuni concetti che mi sono sempre stati chiari ed illuminano di una certa saggezza i miei anni.
Io questo lavoro l'ho sicuramente scelto e se oggi, giocando una partita, provo le stesse emozioni di quando giocavo il Lambertenghi; se riesco ancora a seguire una finale di Wimbledon o organizzo una leva giovanile con lo stesso entusiasmo di 50 anni fa è perchè la mia passione per il mio sport non si è mai consumata.
Il tennis mi ha offerto la possibilità di vivere esperienze uniche. In certi periodi ho vissuto in un mondo dorato ma – è certo – non ho mai cercato la ricchezza o la fama. Ho voluto soltanto inseguire i miei sogni. Magari facendo una fatica immane. Nonostante ciò rifarei tutto quello che ho fatto, magari evitando con l'esperienza certi errori di valutazione. Fidandomi troppo delle persone. Avendo la caparbietà di credere in tutti, aiutandoli in ogni modo.
Se il tennis ha attraversato tempi bui è perché, per un certo periodo, si sono persi i valori sportivi e di educazione su cui questa disciplina fondò il suo meraviglioso passato.
Seguendo tantissimi ragazzi, plasmando uno stuolo di buoni tennisti, non ho mai preteso che diventassero dei campioni. Ho sempre voluto che si appassionassero davvero al tennis, a tutto ciò che stava loro attorno. Provando le emozioni forti che ho provato io sui campi di terra rossa di mezzo mondo.
Le mie aspettative, le prospettive dei giovani vanno contestualizzate nel tempo in cui esse si profilano. Lo sport in passato aveva il valore di un incredibile coagulo. C'era poco un tempo e giocare a tennis era considerato un lusso. Adesso c'è tutto, troppo. Al punto che sembra difficile emozionarsi, come accadde a me, quando vidi i bimbi attorniare Borg, i raccattapalle scambiarsi sguardi furtivi in un Palaverde traboccante di gente, perché si sentivano in paradiso. O come quando vincevo un torneo o quando, ancor oggi, allestisco un corso per centinaia di ragazzi. Bastava essere in campo, sugli spalti, per vivere alla grande il proprio tennis, qualsiasi dimensione esso avesse Mi sento privilegiato avendo avuto la soddisfazione di poter dire: io c'ero!”.